“Cosentino e gli
architetti”-
incontro – 19 gennaio 2014
Gino Cosentino legge la natura come evoluzione di armonie, come ricerca di
affinità attraverso un dichiarato processo creativo. La sua evoluzione plastica diventa nel
tempo un suggerimento raffigurato, evocativo, che esige il ritorno ad un’armonia condivisibile quella
che attorno gli pare vada perdendosi. I suoi volumi tendono ad essere più individuabili, reali, riconoscibili, a definire i lati di rapporti che a
volte si configurano come amorevoli e generosi, altre volte come angosciosi o generati da una natura matrigna. Nelle sue opere si possono individuare così diversi stati d’animo: dalla tenerezze materne (umane e
animali), alle indifferenze o contemporanee brutalità.
…“ La
scuola di Arturo Martini ha lasciato in Cosentino segni indelebili ma se in
Martini la crisi della scultura era la crisi del monumentale, in Cosentino la
crisi attuale della scultura è la crisi
dell’intellettualismo e il ritorno alla forgiatura, quasi artigianale, dei
“pezzi unici”, gesto forse di sfida alla macchina prepotente che invade i
nostri orizzonti.’…[1] La Fondazione Cosentino ha patrocinato la mostra, la
prima a Milano dopo la chiusura dello studio di via Watt alla Barona, nella
convinzione dell’importanza di promuovere iniziative di dibattito attorno alle
opere del Maestro nel contesto storico che le ha generate e la conoscenza delle
molte realizzate e diffuse in luoghi pubblici.
Cosentino pensava, disegnava e assemblava
materiali diversi: pietra, marmi, terracotta, gessi, bronzi e multipli, piccoli
gioielli, recuperava e trasformava. Ha sperimentato effetti e risultati diversi
sul
calcestruzzo di
edifici ideati da noti architetti facendo partecipare l’esterno con l’interno, l’intorno
allo spirito del progetto. Nell’ultimo concorso promosso dalla CEI (conferenza episcopale
italiana) insieme
all’architetto
Guido Canella ha partecipato, con la poesia dei suoi volumi e l'esperienza di precedenti analoghe opere, al progetto per la nuova Chiesa di Modena - Nonantola.[2]
Anche in queste sono riflesse corrispondenze tra
sentimenti umani e natura, tra sentimenti umani e paesaggio come
un’inquietudine, come un indizio di qualche cosa che c’è.
L’arte come espressione di emozione davanti alla
natura in tutte le sue forme, anche di fantasia: gli abbracci, le imbeccate, la
maternità, il nido, i fiori e gli alberi, ma anche agguati e aggressioni mortali,
la caccia di prede… come nel mondo reale.
In molti abbiamo aggiornato elenchi, ritrovato e aggiornato gli itinerari pubblici in cui trovare sue opere,
scattato foto,
raccolto documentazione, memorie e testimonianze
delle collaborazioni con i sodali.
Nel 2011 al Museo del Paesaggio di Pallanza (VB) alcune delle opere di proprietà della Fondazione Gino e Isabella Cosentino sono state esposte in un percorso, valutato da esperti - dell’ Associazione Amici del Libro Parlato per i Ciechi d’Italia del Lions Club di Verbania - come una iniziativa tesa a illustrare nuove situazioni d’apprendimento attraverso un itinerario scultoreo, attivamente nuovo, di contatto tattile tra i ragazzi e le opere per emozionare e far scoprire loro che “toccare è guardare” come “guardare è toccare”.
Ciò sarebbe molto
piaciuto a Cosentino, che accoglieva nel suo studio con amorevole attenzione ragazzi e amici interessati
al suo lavoro, sempre pronto a descrivere la magia del suo operare in
solitudine.
Ci teneva ad ascoltare quale potesse essere la lettura delle sue opere, stimolando i suoi ospiti
a interpretare i suoi lavori e in particolare modo a incoraggiare i giovani ad avvicinarsi
e provare a realizzarne di propri con passione la stessa che lo
ha sempre accompagnato.
Adele Bugatti
[2]
Giancarlo Santi, Chiara Baglione, Concorsi per nuovi complessi parrocchiali
2000-2001, all.
n. 694 di Casabella, 2001 Electa
Nessun commento:
Posta un commento